La Tempesta (1611) di William Shakespeare


Riscrittura, scene, regia di Tato Russo

Giovedì pomeriggio, dopo scuola. Di corsa lungo Corso Milano, di corsa davanti alla Mondadori. Una di quelle “insistenti” ragazze che fa promozione alla libreria ha intenzione di fermarmi. Senza fiato per la corsa gli faccio un gesto con la mano, lei sembra capire all’istante: “In ritardo per teatro?”. Si, cavolo! Mi fiondo dentro il teatro e rubo un posto in platea ad un ritardatario più ritardatario di me. Appena in tempo: le luci si abbassano immediatamente, lo Spettacolo ha inizio!

Prima della Tempesta, di Shakespeare avevo visto solo l’Enrico IV: due cose completamente differenti! Come mettere a confronto una partita di scacchi con una partita a ping-pong: l’Enrico IV è un’opera storica in due parti del 1597, molto lenta e difficile, mentre La Tempesta è del 1611 ed è considerata come l’addio del Bardo al palcoscenico.

La trama in breve tratta delle vicende di Prospero, un potente mago, e di sua figlia Miranda dopo che questi sono naufragati su un isola semi-deserta. Prospero era il duca di Milano ma in passato per poter dedicarsi completamente alla sua amata arte magica, aveva delegato il potere di governo a suo fratello Antonio, che con l’appoggio del Re di Napoli Alonso, era riuscito a diventare il Duca di Milano e a cacciare Prospero e sua figlia il più lontano possibile dalla sua terra. La commedia inizia con la tempesta prodotta da Ariele, spirito del vento evocato e controllato dallo stesso Prospero che, ringraziato il Fato, ottiene finalmente la possibilità di vendicarsi su chi l’ha tradito e gli ha usurpato il potere. La trama si evolve in maniera lineare, con altre importanti sottotrame, fino alla felice conclusione con Prospero che torna a Milano per riprendere il suo legittimo posto.

La rivisitazione dell’attore, regista e drammaturgo Tato Russo a cui ho assistito al Teatro Verdi è stato a mio avviso il tentativo assolutamente riuscito di “svecchiare” un’opera classica rendendola così più godibile verso un pubblico vasto e soprattutto più giovane della media! Spesso lo scetticismo verso queste imponenti rappresentazioni e la loro aura “soporifera” allontana chi come me potrebbe pensare al “solito polpettone”, lungo, faticoso e noioso.

Tutt’altro! Quella della Tempesta è stata un’ottima esperienza di teatro: in pieno stile barocco, la scena è tutta costruita per suscitare il sentimento della meraviglia nello spettatore. L’interpretazione dello spirito Ariele, personaggio “doppio” di forte impatto scenico e coreografico, il frastuono della tempesta riprodotto con larghe lamine di metallo scosse come vele al vento, la profonda voce di Prospero (interpretato dallo stesso regista Russo) saggiamente amplificata con microfono a rimarcare la potenza della sua magia, le “macchiette” recitate in perfetto dialetto napoletano tra Trinculo, Stefano e Calibrano, alcuni tra gli antagonisti di Prospero.

Assistendo all’opera, appoggiato a quella piccola poltroncina, immerso nel buio, a raccogliere ogni parola e ogni immagine forgiata da quegli attori, ho avuto la netta impressione di viaggiare nel tempo, e di andare a pescare dritto-dritto nella immaginazione di Shakespeare: è stato come sedere al Globe Theatre quattro secoli fa…

Tutta la rappresentazione tiene incollati alla poltrona: le coreografie dei ballerini-attori che interpretano gli spiriti al comando di Prospero, le parole dell’immortale Shakespeare, la perfetta recitazione della compagnia del Teatro Bellini di Napoli suscitano nello spettatore un sentimento di stupore capace di avvicinarci moltissimo alla dimensione del teatro classico, che troppo spesso invece ci sembra un linguaggio incredibilmente distante e incomprensibile.

Sito ufficiale dello spettacolo.

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