Terkel in Trouble (2004) di Fjeldmark, Christoffersen, Vestbjerg

Ecco un bel film di animazione danese!

Terkel è un cartone assolutamente inadatto ai bambini, rappresentazione estrema di tutto ciò che è "politicolli ancorret" (termine a quanto leggo sulle recensioni di Terkel in internet molto amato dalla stampa).
Un gran bel film che mostra con franchezza e un po' di sano cinismo tutti quei lati dell'adolescenza (... ma anche dell'età adulta) che si preferirebbe dimenticare.
C'è la vigliaccheria, c'è la bruciante necessità di essere inglobati nel gruppo a qualunque costo, ci sono i problemi in famiglia, c'è il tradimento dell'amicizia.
E' una storia che tratta temi non proprio leggerini, attraverso parolacce e un linguaggio leggero che ti fa sbellicare di qualunque cosa (anche - soprattutto - terribile) accada sullo schermo, ma che a pellicola terminata ti lascia pensieroso.

A rendere fantastico questo film contribuiscono non solo alcune canzoni veramente notevoli (Banane Giganti, Dico Ok Ma Tu Cosa Sei, La Paranoia), ma anche il doppiaggio degli Elio e le Storie Tese (che ovviamente hanno anche tradotto le canzoni).

Sarebbe da vedere solo per sentire Jason (Faso), il migliore amico di Terkel, che parla solo a parolacce e gira con una spranga ("tu non sai il perché, ma lei sì!")!
La voce narrante (Arne, professore di musica superhippie della scuola media doppiato da Elio) racconta di Terkel (Simone d'Andrea), cagasotto al primo anno, perennemente terrorizzato e con un buon motivo per esserlo dopo che lo zio ubriaco picchia a sangue i due teppisti della sua classe (Sten - Rocco Tanica - e Saki - Cesareo) e cominciano ad arrivargli minacce sempre più pesanti.
Tutti possono identificarsi in Terkel, o riconoscere qualche amico (ma soprattutto nemico) d'infanzia nei suoi compagni, o certe tensioni familiari come tra la madre Beatrix (drogata di nicotina con una ossessione comica per le malattie e gli incidenti più improbabili, doppiata da Lella Costa!) e il padre Leon (personaggio praticamente inesistente e trasposizione fedele di padre e marito menefreghista e apatico che pronuncia sempre e solo la stessa sillaba: "No", doppiato da Claudio Bisio). Tutti personaggi tratteggiati caricaturalmente, e forse proprio per questo estremamente reali.
Terkel parla in modo pungente di come la solidarietà, persino in momenti di lutto, sia in secondo piano rispetto alla lotta egoistica per arrivare al successo sociale - magari calpestando qualcuno - o all'isolamento - magari armati di spranga (con un obiettivo in comune: non poter essere attaccati).
Ma di certo è comunque un film divertente e non impegnativo, con delle citazioni non male (mi ricordo Shining e quel film horror con il tizio che si chiama Jason... non mi ricordo il titolo!) da vedere in una serata tranquilla.
A me ha colpito. E questi personaggi pieni di difetti suscitano genuina simpatia, finalmente diversi dai soliti piccoli santi dei telefilm o simili.
Poi sapere che Terkel è nato come personaggio radiofonico, e che quindi nell'originale danese tutte le voci sono state doppiate dal suo autore Anders Matthesen (che ha curato il doppiaggio anche nella trasposizione animata) non fa che renderlo più interessante!

Commenti

Mattia ha detto…
sono contento di avertelo fatto vedere anche perchè hai partorito una bellissima recensione, non avrei saputo fare meglio...compliments!

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